1949-1989: l'Europa, divisa in due blocchi, vive il cosiddetto
"equilibrio del terrore": alle due super potenza non restava che
la via diplomatica per affrontare potenziali conflitti che
avrebbero potuto provocare la distruzione del pianeta.
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La corsa agli armamenti (sia quelli convenzionali sia la costruzione di
armi atomiche) caratterizzò questo lungo periodo. Anche i servizi
segreti (CIA e KBG) delle due super potenze acquistarono un peso via
via più importante.
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Nel 1953 morì Stalin. Nel gruppo
dirigente del Partito comunista
dell'URSS emerse Krushev che in
occasione del XX congresso del
Partito denunciò il culto della
personalità del leader, i processi del
1936 ( le cosiddette "purghe"). A molti
osservatori politici sembrò che fosse
iniziato un nuovo periodo nelle
relazioni dell'URSS con le Nazioni
occidentali: quello del "disgelo".
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Il nuovo presidente americano Eisenhower e il
segretario del Partito comunista dell'URSS,
consapevoli entrambi che lo scoppio di un nuovo
conflitto armato avrebbe portato alla
distruzione dell'intero pianeta, nel 1958
raggiunsero un accordo hiamato "coesistenza
pacifica" che prevedeva la non ingerenza nei
rispettivi "blocchi" e ad evitare un intervento
militare diretto.
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La denuncia dello stalinismo fatta da Krushev al
XX congresso del Partito comunista dell'URSS, e la
politica del disgelo, aveva dato a molti leader
politici del blocco sovietico l'illusione che il nuovo
corso di Mosca avrebbe favorito l'apertura e la
liberalizzazione nei rapporti con 'Occidente
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L'elezione di Kennedy alla Casa Bianca (1960)
sembrò aprire prospettive nuove ai rapporti
diplomatici tra le grandi potenze. La "nuova
frontiera" inaugurata dal più giovane
presidente della storia degi Stati Uniti
d'America era rivolta al raggiungimento di
alcuni obiettivi: il superamento della
segregazione razziale; l'esplorazione dello
spazio; un aiuto concreto offerto dallo stato alle
classi sociali più povere della società
americana; il superamento dell'equilibrio del
terrore con l'altra superpotenza grazie a nuovi
negoziati diplomatici sulle grandi questioni
della sicurezza mondiale. Figure di spicco in
questo panorama furono papa Giovanni XXIII e
Martin Luther King