Created by Beppe Siragusa
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Question | Answer |
L'idea di unità nazionale | In Italia un contributo alla diffusione dell’ideale unitario provenne paradossalmente dall’occupazione francese nell’età napoleonica. I Francesi, infatti, costituirono il primo nucleo di una Repubblica italiana (1802), poi Regno d’Italia (1805), anche se limitato ad alcune regioni del Nord e sotto il controllo francese. |
Fondazione degli Stati nazionali | Nel clima culturale creato dal romanticismo maturò l’idea che l’umanità fosse divisa in nazioni e che ognuna avesse il diritto a un proprio Stato nazionale. |
Identità nazionale | Il termine nazione deriva da nascita e presuppone che un popolo abbia in comune l’origine storica o etnica («abbia lo stesso sangue»). L’identità di una nazione si riconosce da alcuni segni, come la lingua e la tradizione letteraria, artistica e culturale. |
La nazione italiana | Nel caso dell’Italia, però, determinare l’identità nazionale non era semplice: prima dell’unità la maggioranza della gente non parlava l’italiano, ma solo il dialetto locale. La divisione in tanti Stati, inoltre, si rifletteva in differenze culturali, sociali ed economiche tra le regioni. |
Dopo il Congresso di Vienna | Il Congresso di Vienna (1814-15) riportò l’Italia, definita dal cancelliere austriaco Metternich, il regista della restaurazione europea, una mera «espressione geografica», alla frammentazione in tanti Stati, soggetti al dominio diretto o indiretto dell’Austria. |
L'assetto dell'Italia | Il Lombardo-Veneto era territorio dell’Impero asburgico, mentre i ducati di Parma e Piacenza e di Modena e Reggio e il granducato di Toscana furono assegnati a parenti degli Asburgo. |
Contro la Restaurazione sorgono le società segrete | Contro la Restaurazione si formarono alcune società segrete, che si battevano per un’Italia libera, unita e indipendente. La più importante fu la Carboneria, che lottava per ottenere la costituzione, ma non aveva ancora un chiaro progetto unitario. Essa organizzò i moti del 1820-21 nei Regni delle Due Sicilie e di Sardegna e del 1831 in Emilia Romagna e nelle Marche. Furono tutti repressi dopo un breve successo iniziale. |
Limiti della Carboneria | Gli insuccessi dei moti segnarono il tramonto della Carboneria, che aveva mostrato tanti limiti: non aveva un progetto chiaro; cercava il sostegno dei re o di Stati stranieri che veniva sempre a mancare; organizzava moti locali senza coordinamento nazionale; non riusciva a coinvolgere i ceti popolari. |
L'azione politica di Mazzini | Mazzini criticò questi limiti e cercò di superarli, fondando nel 1831 una nuova società segreta: la Giovine Italia. |
Il programma mazziniano | La Giovane Italia doveva avere un chiaro programma, fondato su alcuni obiettivi essenziali (un’Italia libera, unita, indipendente e repubblicana), diffonderlo con la propaganda e l’educazione del popolo (perché la rivoluzione dev’essere fatta «dal popolo e per il popolo») e organizzare numerose insurrezioni (traducendo il pensiero in azione) per preparare la rivoluzione nazionale. |
Limiti della Giovane Italia | Anche la propaganda mazziniana ebbe un limite: non riuscì a penetrare tra i contadini, che erano la maggioranza della popolazione, perché privilegiava l’unificazione nazionale sulle riforme sociali, che erano un bisogno assai sentito delle masse popolari. |
Ferrari e Pisacane | Furono Giuseppe Ferrari e Carlo Pisacane a sottolineare la necessità di associare la lotta unitaria con l’azione rivoluzionaria per trasformare la società. Ma il fallimento delle insurrezioni mazziniane, come quella dei fratelli Bandiera nel 1844 in Calabria, favorì la nascita di correnti risorgimentali più moderate, che non si rivolgevano al popolo, ma all’iniziativa dei sovrani e delle classi dominanti. Esse miravano a obiettivi più concreti e raggiungibili dello Stato unitario, considerato un’utopia. |
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