Il canto d'amore di Paolo e Francesca

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Lezione introduttiva allo studio della Divina Commedia destinata agli alunni delle scuole medie inferiori (orientamento)
Marina d'Errico
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Marina d'Errico
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    Il canto dell'amore: Paolo e Francesca
    Caption: : Illustrazione della Divina Commedia di William Blake: il Canto V
    Il Canto V dell'Inferno è uno dei più universalmente noti anche a motivo della presenza, per la prima volta, di personaggi noti: gli infelici amanti Paolo Malatesta e Francesca da Polenta che caddero per mano di Gianciotto, fratello di Paolo e marito di Francesca. Dante, accompagnato da Virgilio, ha appena intrapreso il suo viaggio nel mondo ultraterreno ed ha appena assistito al terribile giudizio di Minosse, il giudice infernale quando si imbatte in una tenebra fitta in cui si odono solo i lamenti dei dannati, sconvolti da una bufera incessante: sono i lussuriosi. Due anime gli appaiono indissolubilmente legate, e si muovono verso di lui  "Quali colombe dal disio chiamate /con l'ali alzate e ferme al dolce nido/ vegnon per l'aere, dal voler portate.. ":  Francesca spiega poi a Dante come scoprirono il sentimento che li univa: leggendo il libro che narrava dell' amore tra Lancillotto e Ginevra ed in particolare il passaggio del libro in cui i due si scambiano il primo bacio d'amore.

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    Le due famiglie dei da Polenta da Ravenna e dei Malatesta da Rimini, tra le più rinomate della Romagna, dopo una serie di scontri, decisero di allearsi unendo in matrimonio i loro figli: la giovane Francesca da Polenta e l'anziano, zoppo e rozzo Gianciotto Malatesta. La tradizione, che risale a Giovanni Boccaccio vuole che il matrimonio sia avvenuto per procura, ovvero tramite il più giovane e attraente fratello di Gianciotto, Paolo, del quale Francesca si invaghì credendo che fosse lui il vero sposo. Gianciotto, scoperta la tresca, li avrebbe poi uccisi entrambi in un folle attacco di gelosia. In realtà sono pochi i dati storici veramente riscontrabili: pare, difatti che l'alleanza tra le due famiglie fosse così vantaggiosa per entrambe che il fatto di sangue fu messo a tacere il più presto possibile. Non si sa per esempio dove sia accaduto realmente il duplice omicidio: alcune ipotesi indicano il Castello di Gradara; altre la Rocca Malatestiana di Santarcangelo di Romagna. 
    La vicenda storica
    Caption: : La Rocca di Gradara, presunta sede della tragica morte degli amanti

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    La lussuria
    Secondo la Chiesa Cattolica, la lussuria è uno dei sette vizi capitali ossia quelli di maggior gravità, un  "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo la teologia la lussuria ha conseguenze negative sul libero arbitrio ovvero: grave turbamento della ragione e della volontà  accecamento della mente incostanza ed incoerenza (rispetto ai valori proposti) egoistico amore di sé e negazione dell'amore per il prossimo incapacità di controllare le proprie passioni
    Caption: : Dante e Virgilio tra i lussuriosi (W. Bouguereau)

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    Il canto dei lussuriosi
    Dante per descrivere le anime dei dannati che incontra usa una figura retorica: la similitudine che consiste nel paragonare tra loro due termini parole concetti legati da una rapporto di somiglianza.Egli usa due similitudini: nella prima paragona le anime a degli storni che volano in aria trascinati dal vento mentre nella seconda paragona le anime a delle gru in volo che formano una lunga schiera: sono i lussuriosi morti di morte violenta. I personaggi femminili (Seminamide, Didone, Elena) sono tutti legati al mito e alla leggenda o alla storia del mondo classico (come Cleopatra) come pure gli eroi (Achille, Paride) o a quello (come nel caso di  Tristano) ai romanzi cortesi di epoca medievale. 
    Caption: : Miniatura medievale raffigurante le anime dei lussuriosi

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    Le similitudini "ornitologiche"
    Dante in questo Canto inserisce delle bellissime similitudini che si riferiscono tutte a degli uccelli: La prima riguarda gli stornelli (stornei v. 40-48) "E come li stornei ne portan l’ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali 42 di qua, di là, di giù, di sù li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena.La seconda riguarda le gru che procedono in lunga fila "E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di sé lunga riga, così vid’io venir, traendo guai, 48
    Caption: : Immagini di storni in volo

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    Ma perché Dante quando descrive invece il verso delle gru parla di lai?  Il lai era un genere di poesia d'amore diffuso in Francia nel XII secolo ed in particolare alla corte della regina Maria di Champagne che fu anche autrice di molte poesie.  Il lai era di argomento avventuroso e amoroso, simile ai romanzi cortesi dell'epoca . I lai di Maria di Francia, come quello dedicato all'infelice amore di  Tristano e Isotta erano noti per i toni  delicati e melanconici che l’autrice sapeva infondere al sentimento amoroso.   Chiamando i versi delle gru "lai" Dante intende riferirsi proprio a questa tradizione poetica che egli ben conosceva, come del resto i protagonisti del Canto, Paolo e Francesca. 
    Le gru ed il lai
    Caption: : Gru in volo

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    "O animal grazïoso e benigno che visitando vai per l’aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, 90 se fosse amico il re de l’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c’ hai pietà del nostro mal perverso. 93 Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi, mentre che ’l vento, come fa, ci tace. 96
    Siede la terra dove nata fuisu la marina dove ’l Po discendeper aver pace co’ seguaci sui. 99Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,prese costui de la bella personache mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. 102Amor, ch’a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m’abbandona. 105Amor condusse noi ad una morte.Caina attende chi a vita ci spense".
    Le parole di Francesca (v. 88-107)

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    Amor ...Amor...Amor...
    Con questa ripetizione del termine Amor (il che corrisponde ad una figura retorica detta anafora,  Dante si rifà a poeti come Guido Guinizzelli  -uno dei suoi maestri- che scrisse una canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore" (ovvero al cuore nobile, gentile giunge sempre l'amore)  che aveva egli stesso ripreso in un sonetto (Amor e 'l cor gentil sono una cosa). Il verso successivo invece (Amor a nullo amato amar perdona) riprende invece il concetto, molto diffuso nella poesia e nella cultura medievale, della necessità dell'amore:   Amore non tollera che chi è amato non riami a sua volta.  Amor condusse noi ad una morte invece sottolinea il concetto che i due amanti continuano ad essere uniti nella morte come nella dannazione eterna che coinvolge anche chi causò la loro morte "Caina attende chi a vita ci spense" ossia il loro omicida: Gianciotto. 
    ."..Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria: e ciò sa il tuo dottore" dice Francesca rivolgendo il suo pensiero a Virgilio, la guida di Dante che pur non essendo dannato, è tuttavia escluso dal Paradiso in quanto pagano. E poi inizia il suo racconto:  "Noi leggevamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse;....Per più fiate li occhi ci sospinsequella lettura, e scolorocci il viso;ma solo un punto fu quel che ci vinse.Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante,questi che mai da me non fia diviso.la  bocca mi basciò tutto tremante  Galetto fu il libro e chi lo scrisse:quel giorno più non vi leggemmo avante" 

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    Caption: : Paolo e Francesca in un'immagine ottocentesca
    Il racconto di Francesca
    Francesca risponde alla richiesta di Dante di raccontare la sua triste vicenda dicendo dapprima che è doloroso ricordare del tempo felice quando si è miseri, ma se Dante vuole sapere l'origine del loro amore allora glielo racconterà. La donna narra che un giorno lei e leggevano per divertimento un libro, che parlava di Lancillotto  e della regina Ginevra. Più volte la lettura li aveva indotti a cercarsi con lo sguardo e li aveva fatti impallidire. Quando lessero il punto in cui era descritto il bacio dei due amanti, anch'essi si baciarono e interruppero la lettura del libro, che fece da mezzano della loro relazione amorosa. Mentre Francesca parla, Paolo resta in silenzio e piange; Dante è sopraffatto dal turbamento e sviene.  

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    Perché Dante sviene?
    Sul motivo dello svenimento di Dante molti studiosi si sono interrogati dando risposte diverse. Alcuni in epoca romantica, pensavano che Dante fosse così preso dal racconto di Francesca e provasse tale pietà per lei da essere sopraffatto dall'emozione. Altri ritengono (ed è oggi l'idea più diffusa) che Dante provasse sì pietà per Francesca e Paolo -che non parla mai ma piange al racconto della sua amante-, ma che il suo svenimento indichi quanto Dante sia sconvolto nel sentire a cosa possa portare la lussuria, la passione amorosa: al tradimento ed alla morte prima, alla dannazione eterna poi. Se Dante continua a provare umana pietà per gli infelici amanti la sua missione lo obbliga a vedere e poi a testimoniare agli altri le conseguenze terribili cui conduce l'amore e anche una poesia che tenda ad esaltare la passione amorosa. Poesia che anche Dante ha amato in gioventù... 
    Caption: : Dante e Virgilio con Paolo e Francesca in un'immagine del pittore Dante Gabriel Rossetti

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    Concludendo...
    Caption: : Canzone ispirata al mito di Paolo e Francesca
    Dante, rievocando la vicenda di Paolo e Francesca, ammonisce il lettore mostrandogli le conseguenze tragiche della passione amorosa e, al tempo stesso, rilegge la sua storia personale, ripensando ai suoi errori giovanili ed al genere di poesia amorosa da lui coltivato in passato. Difatti, come esponente della corrente che verrà chiamata Dolce Stil Novo, anche se in forma più elevata e spiritualizzata, aveva condiviso con i due infelici amanti  il gusto della letteratura di tradizione cortese, che poneva al centro il sentimento amoroso. Anche Dante aveva composto in gioventù poesie d'amore ed aveva letto romanzi come quello "galeotto" dei due infelici amanti. Il tono, le immagini, lo stile di questo Canto, infatti, sono ispirati a tale tradizione cui il poeta rende omaggio, nonostante la condanna morale. 

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    La "fortuna" del Canto nel tempo
    Non a caso questo canto è uno dei più noti dell'intero poema e quello che ha forse maggiormente ispirato artisti di ogni tempo. Numerosissime sono le opere che si ispirano a due protagonisti: pitture, opere liriche, film per non parlare dei tanti attori che si sono cimentati nella lettura di questo Canto: Vittorio Gassman, Benigni Nel 1914 L'opera lirica "Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai Nel 1949-50  R. Matarazzo ne trasse un celebre film  seguito nel 1971 da Gianni Vernuccio 

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