Processo di sintesi

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Note on Processo di sintesi, created by Carlos Radilla on 02/12/2015.
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COLORI DEI MESTIERI: A OGNI ETNIA IL SUO LAVORO Ci sono facce di tutti i colori, qui all’ Alfa Acciai nel quartiere San Polo. Una lunga giornata di lavoro, per fare i tondini che servono per construiré i nuovi palazzi. Alla fine del turno ci sono soprattuto facce stanche e nessuno distingue più gli “stranieri” dagli operai. Ma in altri casi, come nelle fondiere, sono la maggioranza. Alla Isoclima, ad esempio, 150 operai cento sono stranieri. I primi ad arrivare a Brescia, città símbolo di un fenómeno globale di etniciazzazione dei mestieri, sono stati i pakistaní, quando nel 1990 un tam tam internazionale ha fatto sapere che qui cercavano saldatori e fresatori. Dagli anno 1990 stranieri sono arrivato in Italia per lavorare, per esempio nelle fondiere come saldatori e fresatori. Dagli anno 1990 ci sono molti lavoratori stranieri occupati suprattuto nella industria. I pakistaní erano uomini di mezz’età, specializzati e già abituati all’emigrazione. Sono stati accolti a braccia aperte. È cominciata così la città étnica, dove basta sapere da dove viene per sapere che mastiere fai. Senegalese? Operaio. Pakistano? Comerciante. Facce di tutti i colori anche nei tanti cantieri che stanno cambiando la faccia della città. I numeri raccontano che un terzo di chi lavora nell’endilizia, dai manovali ai muratori, arrivano dalla Romania, del Marocco, dalla Tunisia, dall’ Albania. Il bresciano che va all’ospedale, e soprattuto nelle cliniche private, trova infermieri specializzati e generici che hanno imparato il mestiere soprattuto in Romania, in Albania, in Maldovia. “Nelle piccole cliniche - dice Beppe Gambaretti dalla Cgil – gil extracomunitari sono ormai il 100%”. Molti stranieri hanno arrivato da molte paese e basta sapere da dove viene ogni persona per sapere il lavoro che fa. Ogni etnia fa generalemente un mestiere diferente. A Brescia, su una popolazione di 190.124 abitanti ci sono 29.893 stranieri, 16.032 maschi e 13.861 femmine. I primi imigrati sono arrivati negli anni ’70 ed erano cinesi. Gli ultimi stanno arrivando da tutti i paesi dell’Est. La città li ha accolti e messi a lavorare. Ora è normale comprare la verdura dal pakistano, il pigiama o la camicia dal cinese, la pizza dall’egiziano. Normale e conveninete organizzare il trasloco di casa con la ditta del Bangladesh o fare imbiancare i muri dalla piccola impresa ucrainia. Brescia è solo un pezzo dell’Italia che verrà. In questa e in tante altre città, dietro i banconi dei bar e dei negozi, le sole facce che stanno scomparendo sono quelle degli italiani. “Il perchè – dice Roberto Morgantini, ufficio stranieri della Cgil a Bologna – è presto spiegato: lavorare stanca e non sempre il reddito è assicurato. I pakistaní, qui a Bologna, assieme agli immigrati del Bangladesh hanno in mano più del 50% dei negozi di frutta e verdura. Ma gli italiani si sono stancati di alzarsi alle 2 della notte per andare al mercato generale a comprare meloni e insalata, non ce la fanno più a stare nei negozi fino a sera, andaré a letto presto e poi rimettere la sveglia all’una. Sono pakistaní ed egiziani anche molti padroni di pizzerie e sono straniere anche quasi tutti i ragazzi che in motorino ti portano le pizze a casa. Si vedevano solo loro, in giro per le strade, quando giocava L’Italia e i ragazzi italiani aspettavano pizze margherite e quattro stagioni davanti agli shermi al plasma”. Anche le mani che allungano il giornale free press ai semafori o davanti alla stazione arrivano da lontano. “ I primi – dice Roberto Morgantini – sono già a lavoro alle 4 del mattino, stanno lì fino a mezzogiorno per 30 euro. Per tanti è il primo gradino nella scalata sociale. Ad alcuni va bene, ad altri no. Ma in generale gli stranieri hanno la stessa forza dei nostri bisnonni che attraversavano l’oceano per andaré a cercare fortuna”. Prima erano chinesi gli stranieri ma oggi, come gli italiani sono stanco di svegliarsi presto per ire a comprare o fare altri lavori, oggi sono molti altre personi chi fanno i lavori logorati, come portare pizza in motorino. Prima erano chinesi gli straniere mai oggi più di altre paesi e meno italiani perchè non vogliono più fare lavori pesanti. Le facce nuove cambiano le città. Se un bresciano torna in città dopo 10 anni, fa fatica a riconoscere San Faustino e il quartiere del Camine, sulla Chiesa dei Santi Faustino e Giovita il parroco don Armando Nolli ha esposto un grande cartello con una citazione da Isaia 19,23 – 25. “In quel giorno ci sarà una stada verso l’Egitto e ci sarà una strada verso l’Assiria. L’Assiro andrà in Eggito e l’Egiziano in Assiria”. Forse il prete vuol ricordare che le migrazioni sono sempre esistite. Nel cortile dell’ oratorio giocano a basket e a calcio bambini di tutti i colori. Se qualcuro torna in città dopo 10 anni fa fatica a rinocoscere la città perchè oggi sono personi e bambini di tutti i colori. Oggi le città è diferente da come era 10 anni fa.Sintesi Dagli anno 1990 ci sono molti lavoratori stranieri occupati suprattuto nella industria. Ogni etnia fa generalemente un mestiere diferente. Prima erano chinesi gli straniere mai oggi più di altre paesi e meno italiani perchè non vogliono più fare lavori pesanti. Oggi le città è diferente da come era 10 anni fa.

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