Dida Storia 2: Cavour

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La carriera politica di Cavour
Beppe  Siragusa
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Beppe  Siragusa
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Cavour dal 1810 al 1842 Cavour nacque a Torino nel 1810. Dopo aver iniziato la carriera militare, che non gli si confaceva, l'abbandonò nel 1831. Desideroso di conoscere l'Europa, si diede a viaggi che lo portarono in Svizzera, Francia, Inghilterra e Belgio. Nel 1835 iniziò a occuparsi della gestione delle proprietà familiari a Leri, nel Vercellese. Interessato al progresso tecnico in agricoltura, fu nel 1842 tra i fondatori dell'Associazione agraria subalpina.
Gli anni del "Risorgimento" Nel 1847 fondò il periodico Il Risorgimento, che diresse sostenendo, alla luce di una cultura liberale europea moderna, le ragioni del libero mercato in stretta relazione con quelle di un più accelerato progresso delle istituzioni politiche e civili del Piemonte.
Cavour avversa le idee socialiste, la democrazia e il suffragio universale Cavour era un deciso avversario non soltanto del socialismo e del comunismo, ma anche della democrazia e del suffragio universale, poiché persuaso che le masse non fossero mature per partecipare al processo politico.
L'ingresso in politica La partecipazione diretta di Cavour alla vita politica ebbe inizio nel 1848, quando si sviluppò un'ondata rivoluzionaria che per due anni scosse profondamente l'Europa. Coerentemente con le sue prospettive, appoggiò la svolta liberale messa in atto dal re di Sardegna Carlo Alberto e culminata nella concessione di una costituzione, lo Statuto, che introdusse nel regno il sistema parlamentare e le istituzioni liberali.
1848, la prima guerra d'Indipendenza Scoppiata nel 1848 la Prima guerra di indipendenza del Risorgimento contro l'Austria, Cavour esortò il sovrano ad assumere una coraggiosa iniziativa militare. Ma il Piemonte fu sconfitto e il re abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II.
La situazione politica italiana prima del 1848 L’elezione al pontificato di Pio IX nel 1846 diede un forte impulso al neoguelfismo: il nuovo papa, con le sue riforme, sembrava proprio la guida spirituale e politica a cui pensava Gioberti. Anche altri sovrani avviarono una stagione di riforme, che culminò nel 1848 con la concessione di statuti (costituzioni). Il primo fu concesso dal re delle Due Sicilie, in seguito a un’insurrezione siciliana; poi anche la Toscana, il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio ebbero lo statuto.
Il 1848 in Italia Nel 1848 scoppiò una nuova ondata di insurrezioni in Europa, che interessò anche l’Italia. Quando giunse la notizia della rivoluzione in Austria e del licenziamento del cancelliere Metternich, Venezia (17 marzo) e Milano (18 marzo) insorsero. A Venezia fu proclamata la repubblica e a Milano, dopo cinque giornate di lotta, le truppe austriache agli ordini del governatore militare Johann Radetzky furono scacciate dalla città.
I ducati di Modena e Parma vengono travolti dall'ondata rivoluzionaria Anche i duchi di Modena e Parma furono costretti alla fuga dai moti popolari.
Milano si divide... Gli insorti milanesi erano divisi tra chi, come Gabrio Casati, sperava nell’aiuto di Carlo Alberto e chi invece, come Cattaneo, non voleva l’annessione al Piemonte.
Il Piemonte dichiara guerra all'Austria Il 23 marzo Carlo Alberto ruppe gli indugi e dichiarò guerra all’Austria, per non lasciare l’iniziativa ai democratici ed estendere i propri territori. Era la Prima guerra d’indipendenza.
La prima guerra d'Indipendenza L’intervento piemontese fu tardivo e lasciò alle truppe austriache il tempo di riparare nell’inespugnabile Quadrilatero (Peschiera, Verona, Legnago, Mantova), in attesa di rinforzi dalla madrepatria.
La prima fase della guerra ebbe un carattere federale La prima fase della guerra ebbe carattere federale: anche Pio IX, Leopoldo di Toscana e Ferdinando delle Due Sicilie inviarono truppe contro gli Austriaci. Alle truppe ufficiali si aggiunsero volontari provenienti da tutta Italia. Il clima unitario, però, durò poco: quando capirono che il re sabaudo combatteva per estendere i propri possedimenti, gli altri sovrani ritirarono le loro truppe.
I Piemontesi rimangono da soli ad affrontare gli Austriaci Rimasti soli, i piemontesi ottennero successi a Goito, Pastrengo e Peschiera, ma furono travolti a Custoza (23 luglio) dalla controffensiva di Radetzky. Carlo Alberto fu costretto all’armistizio, firmato a Vigevano dal generale Salasco.
Sviluppi della guerra La Lombardia tornò sotto gli Austriaci, mentre a Venezia sopravvisse la repubblica. L’iniziativa risorgimentale passò quindi nelle mani dei democratici: nel 1849 il granduca di Toscana e il papa furono scacciati e a Firenze e a Roma vennero istituite due repubbliche, entrambe governate da triumvirati (governi di tre persone). I protagonisti furono Guerrazzi a Firenze e Mazzini a Roma.
Carlo Alberto abdica a favore del figlio Vittorio Emanuele III Nel 1849 Carlo Alberto fece un nuovo tentativo di attaccare l’Austria, ma fu sconfitto a Novara. Ciò lo indusse ad abdicare a favore del figlio Vittorio Emanuele II, che firmò l’armistizio di Vignale e la pace di Milano.
Gli Austriaci reprimono i moti rivoluzionari in Italia Quindi gli Austriaci restaurarono con le armi il granduca a Firenze; i Francesi imposero a Roma, vanamente difesa da Giuseppe Garibaldi, il ritorno di Pio IX, che ormai aveva deluso neoguelfi e patrioti. Per ultima fu sconfitta la repubblica di Venezia, che cedette il 24 agosto, stremata dall’assedio austriaco e da un’epidemia di colera.
Tutto torna come prima... In Italia tutto tornava come prima. Le costituzioni furono revocate tranne lo Statuto Albertino, destinato a diventare la costituzione italiana dall’unificazione (1861) alla caduta della monarchia (1946).
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